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Channel: Commenti a: Caccia perenne al cinghiale: chi la vuole?
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Di: Cori Ecco

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Ghibli, la provenienza gliela ho ripetuta già per tre volte, ma lei continua a fare orecchie da mercante insinuando che non si sa da dove io abbia preso quei dati e che racconto favole. Se fa tutto questo in buona fede, significa che la sua ideologia la rende cieco e sordo; se fa tutto in mala fede significa che per la sua ideologia lei è disposto a negare e ribaltare la realtà. Se c’è qualcuno che racconta favole , è chi sostiene che oasi e parchi occupano il 50% del TASF, come ha scritto lei qualche post fa.

Lo ripeto per la quarta volta: ogni singolo dato da me riportato, è ripreso dal PIANO REGIONALE AGRICOLO FORESTALE (PRAF) 2012-2015 della regione Toscana (la regione che lei ha tirato in ballo, a titolo di esempio per tutte le altre). Tale documento è reperibile su internet nel sito della regione, e chiunque può visionarlo, lei compreso. Reputo una mancanza inammissibile che un cacciatore non conosca, non abbia visionato, e non sappia reperire tale documento che lo riguarda, e ciò non fa che confermare purtroppo quanta ignoranza serpeggi negli ambienti venatori, persino nel merito di tematiche e dati ufficiali che i cacciatori dovrebbero conoscere a menadito.
In tale documento, i dati ufficiali (non le simulazioni) riportano che il TASF regionale risulta ripartito in territorio a divieto di caccia per il 23 %, territorio a gestione privata dell’attività venatoria per il 10 % e territorio a caccia programmata per il 67 %. I dati relativi alla percentuale di TASF riservato al territorio protetto (ivi comprensive le aree dove la caccia è inibita per effetto di altre leggi -come ad esempio coltivazioni in atto-, le ZRC, e altro ancora come disposto dalla legge 157/92 art.10 comma 3) per ogni singola provincia, sono quelli che ho già riportato più volte e sono anche essi presenti sul PRAF: vi si evidenzia che tutte le province toscane, con la sola eccezione di quella di livorno, hanno una percettuale di TASF protetto inferiore al 25% (e ben tre sono a ridosso del limite minimo che la legge impone, quello del 20%). Quindi non solo la regione è ampiamente entro i termini prefissati per legge a livello regionale, ma va osservato che la percentuale regionale di TASF protetto (23%) è molto vicina al limite minimo previsto per legge (20%) e ben lontana da quello massimo (30%). Si confronti tutto ciò con quello che asseriva lei ghibli, ovvero che oasi e parchi (da soli!) occupano il 40-50% del TASF. Ghibli, oltre che non conoscere la legge (infatti lei pensava che aree coltivate, e ZRC, ecc, andassero a sommarsi al 20-30% previsto dalla legge per le aree protette, mentre vi sono ricompresi!), lei ha fornito numeri ampiamente smentiti nel PRAF.
Le relazioni che lei ha portato (non sono relazioni dei comuni, ghibli, ma delle province) non smentiscono affatto questi dati e in nessuna di queste relazioni c’è scritto che oasi e parchi occupano il 40 o 50 % del TASF come invece ha scritto lei. Si aggiunga che le simulazioni di cui lei parla, non solo vengono liquidate in due righe e soltanto in due su dieci delle relazioni provinciali, ma sono e restano ‘simulazioni’: come tali non dimostrano niente (come invece crede lei ), perché per dimostrare occorrono cifre e dati ufficiali (che evidentemente non ci sono). Mi preoccuperò di smentire le simulazioni quando saranno tradotte in cifre ufficialmente riconosciute e verificabili: fino a quel momento parlare di qualcosa che non è ufficialmente riconosciuto, ma solo simulato, è inutile e deleterio, e significherebbe avvalorarlo.

Quindi chi deve dimostrare che non racconta balle è lei se scrive che la legge nazionale non è rispettata e che oasi e parchi in qualche regione occupano il 40-50% del TASF. Per ora i dati ufficiali, con riferimento alla toscana, son quelli da me riportati: 23% di TASF non cacciabile, contro il 77% di territorio cacciabile (67% caccia programmata e 10% caccia a gestione privata), che si ritrovano nel PRAF, nonché quelli relativi alle percentuale di aree protette di TASF, riportati nelle relazioni di ciascuna provincia. E glielo ripeto: cifre ufficiali, non dati simulati.

Sarà ben poco credibile, per non dire ridicolo, che qualcuno voglia venderla come se la colpa del proliferare dei cinghiali sia imputabile al 20% di TASF (dove tra l’altro spesso si caccia, non dimentichiamolo… e ghibli lo sa benissimo), piuttosto che alla fallimentare gestione venatoria applicata per decenni sull’ 80% di TASF ad opera dei cacciatori. Molto più verosimile e logico è che il problema (anche considerate le sue dimensioni) sia originato nella quota di TASF a gestione venatoria ovvero l’80% del TASF anziché nella parte 4 volte più piccola di territorio protetto (ma dove comunque si caccia ugualmente secondo svariate modalità… ulteriore motivo per il quale è velleitario che i cacciatori cerchino di attribuire a queste aree piuttosto che a loro stessi le colpe della pessima gestione ambientale che abbiamo davanti agli occhi).
E' comprensibile tuttavia che l’ideologia venatoria accechi i cacciatori come ghibli, costringendoli a negare pubblicamente i propri fallimenti, e peggio ancora a fornire dati smaccatamente falsi come quello che le aree oasi e parchi occupino il 50% del TASF. Ma proprio per la loro ideologia e per l’ ostinazione a negare l’evidenza e le cifre ufficiali riportate dagli enti regionali, è chiaro che i cacciatori appiopperanno sempre ad altri soggetti le proprie colpe, anche se gli fosse permesso di gestire il 100% del TASF (invece che la pur sempre enorme percentuale dell’80%, come adesso). Perché la loro è appunto una posizione ideologica e come tale non conosce limiti, mirata com’è a prendersi ancora più territorio oltre la quantità già enorme che gli è concesso. Ricordiamo che i cacciatori sono l’1% della popolazione: permettergli di cacciare sull’1% del territorio sarebbe già equo… eppure a loro invece il 70-80% (e oltre… considerato che cacciano anche in oasi e parchi, legalmente e illegalmente) non basta ancora.


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